Plastic Free: Cosa Significa



Ciao ragazze!

Ed anche questo Natale è passato… come sono andati i festeggiamenti? Speriamo davvero che siate riuscite a condividere questo momento speciale con le persone a voi care... il periodo non è dei migliori ma cerchiamo di non abbatterci!

Oggi vogliamo rispondere ad una domanda che spesso ci sentiamo rivolgere: cosa significa Plastic-Free? Si tratta solo di uno slogan che ormai è sulla bocca di tutti o può davvero essere considerato un impegno nel quotidiano di tutti noi?

Spesso ne abbiamo parlato, per noi è quasi diventato un mantra al punto che con i nostri partner ci impegniamo ogni giorno per trovare soluzioni alternative da proporre sullo Shop di Idee dalla Natura.

Ma cosa significa davvero?

Ecco, quindi, cosa vedremo insieme nell’articolo di oggi:

  1. Cosa significa Plastic-Free?
  2. In che modo inquina la plastica e le conseguenze nei nostri mari
  3. Perché non riciclare tutta la plastica?
  4. Un mondo senza plastica è possibile?
  5. Cosa fare per “vivere” una vita Plastic-Free

 

Cosa significa Plastic-Free?

Letteralmente significa “liberi dalla plastica” ma per noi rappresenta l’impegno per una gestione più corretta di questo materiale nonché la sua sostituzione con alternative più amiche dell’ambiente quando possibile.

Come in tutte le cose troviamo sempre qualcuno che si oppone sostenendo che “un modo senza plastica è impossibile”, “al posto di eliminarla pensiamo a riciclarla correttamente” e ancora “senza plastica rischiamo di bloccare il progresso industriale”.

Riteniamo però che si tratti di un modo semplicistico di affrontare la situazione e che, troppo spesso, l’argomento non venga approfondito a sufficienza per poter sostenere un dialogo costruttivo.

 

In che modo inquina la plastica e le conseguenze nei nostri mari

La produzione e lo sviluppo di migliaia di nuovi prodotti in plastica ha registrato un’accelerazione dopo la Seconda guerra mondiale trasformando le abitudini di consumo in un modo così profondo che oggi sembra quasi impossibile pensare di privarsene.

La plastica ha rivoluzionato la medicina, ha reso più leggeri i mezzi di locomozione, ha salvato vite (basti pensare ai caschi, alle incubatrici e alle attrezzature per rendere potabile l’acqua).

Qual è però il rovescio della medaglia? Si è sviluppata una vera e propria cultura dell’usa e getta che, ad oggi, costituisce circa il 40% di tutte quelle prodotte ogni anno!

Basta pensare alle buste o agli involucri per il cibo, le cannucce, piatti e bicchieri… sono tutti prodotti che hanno una vita di pochi minuti/ore/giorni ma che sono destinati a rimanere nell’ambiente per centinaia di anni.

Ecco alcuni dati estrapolati dal sito di National Geographic per approfondire la nostra riflessione odierna:

  • Metà della plastica prodotta è stata realizzata negli ultimi 15 anni. Siamo passati da 2,3 milioni di tonnellate nel 1950 a 448 milioni di tonnellate nel 2015 (di cui solo il 3% viene riutilizzato!)… dato che si prevede sarà tristemente raddoppiato entro il 2050.
  • Ogni anno, circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono negli oceani dalle nazioni costiere. Per fornirvi un metro di misura è come se buttassimo cinque buste d’immondizia ogni 30 cm di costa in tutto il mondo. Spaventoso.
  • Le plastiche contengono molto spesso additivi per renderle più resistenti, flessibili e durevoli. Ciò significa che anche lo smaltimento sarà più lungo. Si stima che alcuni oggetti di uso comune possano durare almeno 400 anni prima di degradarsi naturalmente nell’ambiente.

Ma torniamo alla plastica finita in mare.
Una volta trasportati dalle correnti e dispersi in tutto il mondo, questi rifiuti iniziano un lento processo di degrado attraverso l’azione del vento, delle onde e della luce del sole, riducendosi così in particelle spesso inferiori al mezzo centimetro.

Queste cosiddette “microplastiche” sono state ritrovate in ogni angolo del pianeta compresi i sistemi idrici cittadini che dovrebbero fornire acqua potabile.

Ogni anno milioni di animali vengono uccisi dalle plastiche: foche, balene, tartarughe e altri animali, acquatici e non, finiscono strangolati o strozzati dopo essere rimasti intrappolati in qualche rifiuto o dopo averne mangiato qualche residuo convinti fosse cibo.

In questo caso può accadere che i minuscoli pezzettini passino attraverso l’apparato digerente per poi essere espulsi senza particolari conseguenze. Tuttavia, accade anche (più spesso di quanto si possa pensare) che la plastica vada a perforare organi vitali causandone la morte.

O ancora, fermandosi nello stomaco provoca un senso di sazietà apparente che inibisce l’animale dal cercare cibo provocando così morte per fame.

Alcune ricerche hanno confermato anche gli effetti sugli animali che popolano la terraferma: danni al fegato, disturbi del sistema riproduttivo e danni cellulari sono solo alcune delle conseguenze della continua assunzione di microplastiche.

 

Perché non riciclare tutta la plastica?

Partiamo dall’assunto che non tutta la plastica è uguale. Per semplificazione, diversi materiali vengono compresi sotto questo nome “ombrello” quasi come non ci fosse una differenza.

La realtà è che di tutti i polimeri (termine tecnico per definire la plastica) solamente una parte risulta riciclabile.

La contaminazione da cibi rende spesso impossibile il riciclo come anche gli additivi e i coloranti che vengono usati per conferire caratteristiche aggiuntive.

Anche i materiali plastici riciclabili (ad esempio il PET) non possono subire il processo all’infinito ma, al massimo, 3 o 4 volte. Ad ogni ciclo perdono peso, volume e qualità e questo comporta la non idoneità della plastica riciclata per la produzione di alcuni oggetti che, per necessità, devono avere determinate caratteristiche.

 

Un mondo senza plastica è possibile?

La sua leggerezza, impermeabilità, durabilità ed economicità hanno portato la plastica ad essere il materiale più prodotto del ventesimo secolo.

Pensiamo anche solo al packaging alimentare che ha consentito di estendere i tempi di conservazione e, di conseguenza, di ridurre gli sprechi alimentari. Nel settore sanitario ha permesso di migliorare le condizioni igienico-sanitarie come anche nel ramo logistico.

Ma Plastic-Free, come già detto all’inizio di questo articolo, non significa vivere in un mondo senza plastica. Piuttosto va inteso come sostituire o eliminare la plastica laddove il suo utilizzo è monouso o dove sono presenti alternative riutilizzabili più sostenibili.

In molti ambienti risulta ancora impossibile poiché non esistono materiali in grado di garantire le medesime prestazioni ma riteniamo che l’obiettivo del “movimento” Plastic-Free non debba essere quello di eliminare completamente l’uso di questi polimeri.

 

Cosa fare per “vivere” una vita Plastic-Free

Industrialmente parlando si dovrebbero fare delle scelte: al momento le plastiche derivanti da riciclo costano molto di più di quelle vergini e sono spesso di qualità inferiori. Come possono gli imprenditori sostituire le materie prime a queste condizioni?
Come minimo sarebbe necessario proporre un’inversione di rotta almeno sui costi.

Da un punto di vista privato, invece, ognuno di noi può attuare una serie di accorgimenti che permettano una riduzione drastica del consumo di questo materiale.

Il primo step è sicuramente la consapevolezza!
Guardiamoci attorno e proviamo a realizzare davvero quanta plastica usiamo nel nostro quotidiano: dai contenitori di shampoo e balsamo ai rasoi usa e getta, dalle bottigliette d’acqua o bevande alle confezioni di frutta e verdura (che con la spesa online sono aumentate drasticamente!). Insomma, ne siamo letteralmente circondati!

Con Idee dalla Natura uno degli obiettivi principe che ci siamo poste è stato proprio quello di offrirvi delle alternative e, qui sul nostro blog, trovate diversi articoli dedicati a questa tematica. Solo per citarne alcuni:

 

Insomma… chi ben comincia è a metà dell’opera. Giusto?

Fateci dunque sapere quali sono i vostri escamotage preferiti per ridurre il più possibile il consumo di plastica nella vostra quotidianità!

 

Speriamo di avervi fornito informazioni utili o, quantomeno, degli spunti di riflessione interessanti al fine di comprendere l’importanza delle nostre azioni.

Come sempre attendiamo i vostri interessanti feedback!




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